Gli insulti razzisti sono diversi dagli altri. E l'Udinese ha giustamente reagito con durezza (ed è sbagliato punirla)

Giovedì 25 Gennaio 2024
Maignan

Caro direttore,
ho 61 anni. Per diversi decenni, in passato, sono stato oggetto di sberleffi a motivo del mio aspetto fisico (sono piuttosto grasso). Questo tocca a tutti quelli che hanno caratteristiche fisiche o di personalità che non sono conformi alla media. Non ho ricordo di aver mai frignato, se non con me stesso, per questi sberleffi reiterati, tante, tante volte. Sono bianco, quindi, nessuno mi ha mai dedicato una riga di giornale. E nessuno parlerebbe mai di "grassofobia", eppure esiste, mi creda. Ma se qualcuno si fa beffe di Maignan, calciatore milionario, vittima in servizio permanente effettivo, che si lamenta per ogni gestaccio allora deve fermarsi il mondo.

E giù, intere pagine di quotidiano. Dobbiamo chiedergli scusa in coro. Dobbiamo fare ammenda tutti quanti solo perché dei tifosi lo hanno preso in giro. Perché? Lui merita più attenzione di altri perché è nero? Questo sì, che è vero razzismo. Spero in una sua risposta.


Ferdinando Parigi
Pordenone


Caro lettore,
ecco la mia risposta, che, temo, non soddisferà però le sue attese. So bene che esiste la grassofobia, come esistono molte altre forme di intollerabili discriminazioni nei confronti di chi, per diverse ragioni, si discosta da quella che viene considerata la normalità. Si tratta di comportamenti odiosi e incivili che talvolta degenerano con gravissime conseguenze e che, anche per questo, non vanno in alcun modo tollerati. Neppure in uno stadio dove, come noto, basta essere un giocatore o un tifoso della squadra avversaria o indossare la giacchetta nera dell'arbitro per essere inondati di epiteti di ogni tipo, senza limite alla volgarità. Ma il razzismo non è semplicemente questo. E lo dico con grande rispetto per le sofferenze che lei o altri possono aver sopportato per insulti, dileggi o altro. Il razzismo non è solo derisione, sberleffo o feroce presa in giro. Il razzismo definisce la superiorità di una persona in virtù del colore della sua pelle. In nome di questo bestiale pregiudizio milioni di persone sono state costrette alla schiavitù. Per questa ragione tanti uomini e donne sono state privati di diritti elementari. Per il colore della loro pelle non potevano votare, salire su un bus o frequentare una scuola. E molti di loro sono ancora discriminati economicamente e socialmente nella vita quotidiana. Poco conta se altri sono diventati ricchi e famosi: come abbiamo visto con Maignan neppure questo li pone al riparo da odiose forme di discriminazione. Il razzismo resta un orrore e una macchia indelebile nella storia dell'umanità. Contro cui dobbiamo combattere. Perchè ciò che è accaduto non si ripeta nei confronti di nessuno. Famoso o sconosciuto che sia. Maignan non si è lamentato. Si è giustamente indignato contro chi, pochi o tanti non importa, lo etichettava come un uomo inferiore e disprezzabile in virtù del colore della sua pelle. Lui a questo si è ribellato e ha fatto bene. Come ha fatto bene l'Udinese calcio ad intervenire immediatamente ed ad agire con grande chiarezza e altrettanta determinazione nei confronti di chi aveva pronunciato quegli insulti razzisti, vietando loro a vita dallo stadio. Non era così scontato. Anche per questo la decisione "punitiva" verso l'Udinese di far disputare a porte chiuse la prossima partita della squadra friulana appare non solo poco comprensibile ma ingiusta.

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