Caro direttore,
Le chiedo di poter replicare alla lettera, apparsa ieri sul suo giornale a firma Mauro Cicero. Partendo da Tucidide, tutti i grandi storici ci hanno insegnato a ricercare e comprendere i nessi causa-effetto nelle vicende belliche. Non voglio giocare a fare lo storico, però ritengo necessario ricordare ai lettori che furono le truppe nazi-fasciste ad invadere il regno di Jugoslavia, nazione che si era dichiarata neutrale fin dall’inizio della guerra. I popoli, di quello che fino ad allora era stato uno stato sovrano e indipendente, si ribellarono e lottarono – sotto la giuda del maresciallo Tito – contro gli eserciti stranieri che avevano occupato e devastato le proprie terre. Pagarono la riconquista della libertà con tre anni di una guerra di liberazione sanguinosissima, che provocò un milione e mezzo di morti, fra partigiani e popolazione civile. Le foibe, purtroppo, furono una delle tragiche conseguenze di una catena di odi e di vendette che, sciaguratamente, andò avanti alcuni mesi dopo la fine della guerra. Ciò va condannato, ma non deve servire a occultare gli errori e gli orrori del fascismo, e i lutti, le devastazioni e le sofferenze, che quel regime ha provocato.
Dario Marini
Caro lettore,
la sua replica si presterebbe a diverse considerazioni.
Mi limito a due osservazioni. La prima riguarda il metodo a cui lei si richiama. L’analisi del rapporto causa-effetto serve a comprendere perché si sono determinati alcuni eventi e a contestualizzarli. Non a legittimare i delitti e le atrocità che sono state commessi. Tutto ha un’origine e una spiegazione storica, anche le peggiori dittature, ma questo non significa che debbano sfuggire a un severo giudizio e che tutto possa essere giustificato derubricando anche le peggiori nefandezze nella casella delle “tragiche conseguenze”. Non è così. Questo è il sistema attraverso cui tutti i dittatori e i grandi persecutori hanno sempre fatto ricorso per lavarsi la coscienza: utilizzare il contesto storico e lo stato di necessità per non assumersi le proprie responsabilità e sfuggire al giudizio del tribunale della storia e dell’umanità. Mi perdoni ma le vittime innocenti dei partigiani titini e i profughi non meritano anche questo affronto. La seconda considerazione è lessicale: le era così difficile ricordare ai lettori che gli autori del massacro di tanti italiani innocenti erano partigiani e militanti comunisti e che i profughi non scappavano dalla ex Jugoslavia perché erano fascisti o nostalgici del fascismo, ma perché, al contrario, non volevano vivere sotto una dittatura non meno feroce, come quella del comunista maresciallo Tito?