Bisogna distinguere chi è contro l'Europa e chi critica il modo in cui è stata gestita finora

Mercoledì 8 Maggio 2024

Egregio direttore,
condivido la lettera del Sig. Maurizio Gaio "Quei candidati contro l'Europa" pubblicata il 07/05/2024. Mi chiedo: come si fa ad essere orgogliosi dello slogan "Più Italia, meno Europa", distruggendo così la nostra credibilità e ancor più quella Europea. In questo modo facciamo il gioco di Putin, che va a nozze nel vedere la frantumazione di questa Comunità. Lo dico con molta tristezza nel cuore e vedendo le nuove generazioni interessate solo alla propria libertà e che non sanno che tra il 06 e il 09 Giugno (in Italia l'8 e il 9) si svolgeranno le elezioni Europee.

Emanuele Meneghetti
Mirano (Ve)


Caro lettore,
comprendo il suo stato d'animo, ma penso anche che bisogna sforzarsi di distinguere.

In particolare tra chi è contro l'Europa e tra chi è contro "questa" gestione dell'Europa. Non è una differenza di poco conto. C'è certamente una minoranza di cittadini e anche di settori di forze politiche che culla ancora il sogno delle "piccole patrie", contrappone l'identità nazionale a quella europea e magari vagheggia pure il ritorno alle monete nazionali contro l'"odiato" euro. Nella realtà dobbiamo essere consapevoli che l'unica strada che il Vecchio Continente e i paesi che lo compongono hanno per sfuggire a un futuro di decadenza e continuare ad avere un ruolo negli equilibri geopolitici attuali, è quella di essere e muoversi uniti. Il problema è come. Certamente la strada seguita finora non ha funzionato o ha funzionato spesso male. Ce lo dimostra il grave ritardo con cui siamo arrivati come Europa a porci il problema, strategico, di avere una Difesa comune. Ma l'abbiamo imparato a nostra spese anche dovendo sopportare per anni i diktat di una politica economico-monetaria imposta da un Paese, la Germania, che da un lato si giovava dei prezzi di favore del gas russo (pagato il 20-25% in meno rispetto al resto delle nazioni Ue), dall'altro dettava a tutti rigidissime regole di bilancio. E come non ricordare tutti i tentativi "europei" di penalizzare, invece che difenderle e valorizzarle, le nostre eccellenze agroalimentari, dall'olio d'oliva al prosecco? Mi fermo qui. Esprimere queste o altre critiche non significa indebolire l'Europa o inficiarne la credibilità. Al contrario. Significa piuttosto essere consapevoli che non basta sventolare i vessilli. Occorre ragionare su un modello diverso di Unione, capace di esprimere una leadership che consenta all'Europa, e ai suoi membri, di avere un posto e un ruolo nel mondo. Oggi rischiamo di perderlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci