Chiara Pavan
CHIARA LETTERA di
Chiara Pavan

Ripley, il lato oscuro dell'ambizione umana

Venerdì 10 Maggio 2024 di Chiara Pavan
Andrew Scott nei panni di Ripley

Quante scale deve salire l’arrampicatore sociale Tom Ripley per riuscire ad entrare nel mondo del milionari. Quante bugie, truffe e omicidi per impadronirsi di tutto quello che desidera: soldi, vita agiata, sfarzo, case di lusso, bellezza. Ma soprattutto altre vite. Meno grige della sua. C’è molto talento in questo nuovo e bellissimo “Ripley”, vera chicca nel mondo Netflix dopo essere stato realizzato per Showtime. Steven Zaillian, penna per Scorsese e Spielberg, Oscar per “Schindler’s List con all’attivo per la tv anche la bella serie “The Night of”, scrive e dirige otto episodi che sono veri saggi di regia e scrittura. Girata in uno stupefacente bianco e nero che pennella un’Italia lontana da cartoline e luoghi comuni, con un gran senso del noir classico e dell’hard boiled che sfiora Hitchcock e Fellini, “Ripley” racconta il lato oscuro dell’ambizione umana, scavando nella mente di un vero artista della truffa che spreme e ricicla denaro ed esseri umani. Incarnazione perfetta dei chiaroscuri caravaggeschi che danno una chiave di lettura della serie, Tom Ripley si muove su e giù per l’Italia, da Atrani a Venezia passando per Palermo e la Riviera Ligure, guadagnandosi la fiducia di tutti col sorriso gentile di chi sa di poterla fare franca, personificazione di una vendetta di classe per cui è difficile non fare il tifo.

IL PERSONAGGIO

Il celebre personaggio ideato dalla scrittrice Patricia Highsmith nel 1955 è già stato portato sul grande schermo da moltissimi divi, come Alain Delon (“Delitto in pieno sole” di Renè Clement, 1960), Dennis Hopper (“L’amico americano” di Wim Wenders, 1977), Matt Damon (“Il talento di Mr Ripley di Anthony Minghella, 1999), John Malkovich (“Il gioco di Ripley” di Liliana Cavani 2002), Barry Pepper (“Il ritorno di Mr Ripley” di Roger Spottiswoode, 2005). Zaillian si affida al magnifico Andrew Scott (irresistibile nella serie “Fleabag” e nel film “Estranei”), così ambiguo, sinistro e al tempo stesso vulnerabile e inafferrabile, perfetto nell’incamerare l’ordinarietà, l’invidia, la rabbia trattenuta, l’ingordigia, ma soprattutto la violenza, la goffaggine e l’astuzia di un killer pratico e letale che fa di tutto pur di afferrare ciò che desidera. Ambientato nel 1961, “Ripley” segue il suo protagonista dalle strade di New York, dove sopravvive a stento falsificando documenti e assegni, alla costiera amalfitana dove viene spedito col compito di convincere il giovane ribelle Dickie (Johnny Flynn), rampollo di una famiglia di magnati e artista senza talento in perenne vacanza con la fidanzata Marge (Dakota Fanning), a tornare a casa dal ricchissimo papà. Ripley si innamora subito della vita del suo coetaneo: gli piace la sua ricchezza, la sua libertà e spensieratezza, ne apprezza la passione per l’arte, e in particolare per Caravaggio. Una vita cui sarebbe un delitto rinunciare.

LA BARCA

Il terzo episodio, “Sommerso”, uno dei momenti più potenti della serie, è un piccolo gioiello: Ripley uccide l’”amico” Dickie in barca, in una scena lunghissima, implacabilmente lenta e feroce, costruita con una tensione che non cala mai. Un omicidio brutto e sporco, filmato con ironico e crudele distacco (non ultimo, come viene sfilato l’anello dalla mano del morto), tra errori di “esecuzione” e imprevisti che costringono Ripley a riposizionarsi, trovando una scappatoia. E poi il secondo omicidio, quello di Freddie, il regista-amico di Dickie (interpretato dall’attrice e cantante non binaria Eliot Sumner, figlia di Sting), ancora più pasticciato e “impreciso” del primo, con prove lasciate per sbaglio sul cadavere che devono essere elimnate, possibili testimoni che passano per la strada, una portinaia pettegola da evitare (Margherita Buy), ascensori che non funzionano, tracce di sangue che macchiano le scale di casa.

L’ARTE

E poi Caravaggio, genio e vita turbolenta, un “chiaroscuro” che seduce Ripley e lo “illumina” di idee e spunti, spingendolo a ingannare con arte chiunque gli si pari davanti, la polizia italiana (Maurizio Lombardi), la diffidente Marge, i concierge degli alberghi, persino il padre del giovane assassinato. Ripley non ha paura di fissare la macchina da presa - e quindi noi tutti - con i suoi occhi scuri che non provano pietà, abbozzando un leggero sorriso che sembra metterlo sempre al sicuro. E non è un caso che Zaillian si diverta a chiudere la sua storia giocando con un curioso vis a vis tra due “Ripley” proprio a Venezia, la città “liquida” che dentro la sua bellezza sembra nascondere un cuore oscuro: basta uno sguardo complice tra il “nuovo” Ripley in avida corsa verso il futuro e il “vecchio” Ripley della Cavani, John Malkovich, ambiguo falsario di talento che consegna un passaporto al nostro eroe, per intuire come sia facile intendersi tra “simili”. Il trionfo dello stile.

Ultimo aggiornamento: 05:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA